giovedì 3 ottobre 2013

Le buone intenzioni




La scuola nuova di mio figlio dista un venti/trenta minuti di passeggiata panoramica, in piano (cosa rara per la mia città), dalla redazione nella quale lavoro. La scuola è iniziata a settembre, il mese delle buone intenzioni per l’anno.
Ogni anno a settembre, più o meno dal 1992, devo iscrivermi in piscina e al corso di soccorso alpino; alla fine mi dico che alla prima andrò in libera balneazione quando capita (appunto: quando capita?) e al secondo non andrò mai, ho rinunciato da un po’ per superati limiti d’età.
In ogni caso è settembre e la scuola nuova di mio figlio dista meno di mezzora a piedi dal mio posto di lavoro. Ho deciso o hanno deciso per me le gambe: lo accompagno in ascensore (sì, è strano, ma abito in una città dove ci sono ascensori pubblici, ricordare Caproni “Genova verticale, vertigine…”) e poi vado al lavoro a piedi. Me lo sono ripromesso e lo faccio. In queste due settimane non ho ancora mancato l’appuntamento con la sana passeggiata del mattino.
In tutte le storie di buone intenzioni c’è un però… Il però della mia storia è un forno che fa una focaccia squisita e che per un euro (e cosa ci compri oggi con un euro?) me ne da due strisce abbondanti e calde. Olio, sale e strutto ovvero come vanificare con gusto la sana passeggiata del mattino. O forse darle ulteriore senso.

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