mercoledì 22 febbraio 2012

Tutti i mesi, tanti libri



Le mie segnalazioni e recensioni,
i libri letti e amati (o qualche volta no),
le trovate tutti mesi sulle pagine di carta
di Andersen-Il mondo dell'infanzia 
e di Terre di Mezzo Street Magazine,
ma anche - qui solo uno per mese -
sulla newsletter nazionale di Arciragazzi

ITALIC n.9




Sul numero di ITALIC in edicola (N.9 - febbraio 2012) trovate un mio articolo: Passione in cattedra, un viaggio tra le scuole italiane impegnate nella promozione del libro e della lettura.

venerdì 17 febbraio 2012

Marte arriviamo!

Sul numero di febbraio 2012 de La Giostra è uscito un mio racconto, Marte arriviamo!, illustrato da Virginie Vertonghen, autrice tra l'altro di Vanille la Vache.
Ecco qui sotto una delle tavole preparatorie e l'illustratrice al lavoro!




Sul sito della rivista il racconto e disegni da scaricare e colorare

Scrivere


C'è voluta una notte di venerdì 17 per rimettere mano al blog, riaprendo e ripescando files trovo un testo scritto giusto un anno fa e poi uscito sul numero di Andersen di aprile 2011. Ve lo ripropongo.


Scrivere: piacere, senso e mestiere

Scrivere è un piacere, certo. Ma è anche un mestiere. Da fare bene, come ogni mestiere. Mal tollereremmo un idraulico, un panificatore o un elettrauto improvvisati, dopo esserci rivolti a loro non dovremmo più aver sgocciolii nell'acquaio, assaggiare pane sciapo, restare fermi su una piazzola dell'autostrada con la batteria scarica. Anzi, dopo il loro intervento dovremmo trarre qualche soddisfazione: la quiete terminato lo stillicidio, il piacere di un buon pane, un'andatura sicura e fluida dell'autovettura. Nello stesso modo accostandoci alle pagine scritte da un autore dovremmo poter trarre soddisfazione: l'incontro con una storia dotata, intimamente e universalmente, di senso (anche il fantastico e il surreale lo hanno) inteso come coerenza, efficacia, piacevolezza, domanda. Non necessariamente risposta, certo domanda. E il senso della scrittura risiede non tanto nella storia da raccontare ma nella pertinenza della lingua scelta per raccontarla. Storie belle da raccontare ne è pieno il mondo, abbondano nelle teste, nei cassetti e negli hard disk degli scrittori o aspiranti tali, in quelli dei professionisti come in quelli degli inediti. Le belle storie, le buone idee, diventano utili libri quando si sostanziano nella scrittura. Una scrittura che non è solo lingua; qui intesa come quella che apprendiamo da bambini con fatica, seppur inconsapevoli, e usiamo da adulti, ormai abbandonata la fatica, spesso, ahimè, altrettanto inconsapevoli. La lingua scritta è altro, è opportuno esercizio di fatica, di lavoro. Da auspicarsi leggero e piacevole, ma pur sempre lavoro. Ingeborg Bachman in Letteratura come utopia (Adelphi 1993) scrive: "Noi tutti crediamo di conoscerla, la lingua, e, infatti, l'adoperiamo. Non così lo scrittore, lui, lui soltanto non può adoperarla". Dovrà recuperarla, "riportarla in vita seguendo un rituale", giusta e pertinente per la storia che vuole raccontare, per il mondo che vuole rappresentare. Antonio Pennacchi, in occasione della recente riedizione di Mammut (Donzelli 1994, ora Mondadori 2011), ha più volte raccontato come quel suo primo libro, scritto in un anno, abbia impiegato oltre cinquanta rifiuti, otto anni di riscritture e una limatura di quasi duecento pagine prima di trovare collocazione e fortuna. Non era il mondo editoriale a complottare alle spalle dell'esordiente senza blasone o l'incuria di editor distratti e poco scrupolosi o ancora lo stigma dello scrittore o più semplicemente un'iniqua sfortuna ad agire; no, il testo, dice oggi Pennacchi, aveva bisogno di diventare altro, oltre l'idea narrativa doveva farsi scrittura, libro, letteratura.
Quando si parla di letteratura per ragazzi, poi la faccenda si fa ancora più spinosa. Le questioni di pedagogia e psicologia dell'età evolutiva, quando non di didattica e morale, invadono, non prive di qualche legittimità, il campo. In agguato - e chi ha esperienza di redazioni lo sa bene - ci sono edificanti racconti della nonna, vari ammaestramenti, mielose storielle sui buoni sentimenti, coniglietti paffuti e fatine eteree, scritture a tesi (dove il 'male' non è la tesi ma la poca cura che viene posta nel condurla a esito, come se la tesi fosse sufficiente in sé per fare letteratura). Toccherà allora scomodare l'abusata citazione di Dino Buzzati: "Scrivere per ragazzi è come scrivere per gli altri, solo più difficile". La difficoltà inoltre si articola e moltiplica. Oltre al far letteratura in prosa o in poesia, qui, nell'editoria per ragazzi, incontriamo anche un linguaggio altro - quello che investe i picture book - che mette in gioco tutta la sfera progettuale del libro, l'interazione in interdipendenza di testo e immagini. Ma fermiamoci, per ora, alla scrittura; non alla sinergia con l'illustrazione. La scrittura dei picture book è altro, prevede processi creativi e compositivi indipendenti e propri.
La difficoltà, nel ragionare intorno a scrittura e ragazzi, sembra inoltre stare nel destinatario. Altri rischi sono in agguato, questa volta proprio linguistici. Una tendenza a semplificare non verso chiarezza ma verso banalizzazione, un accostarsi ai bambini "abbassandosi" e non "calibrando", che rischia di coinvolgere anche professionisti della scrittura quando scelgono un interlocutore infantile. Minacciosi e inopportuni spuntano discorsi diretti al lettore, "cari piccoli amici...", di ottocentesca memoria. Lo scrivere per bambini non è scimmiottare una nostra lontana e vaga idea d'infanzia tutta colorata e dolce, è invece raccontare buone storie in una buona lingua, pertinente appunto. Non parlare una lingua-bambina (esiste poi? E davvero è così sciocchina come certi adulti immaginano?), ma essere capaci di assumere punti di vista, questi sì rintracciabili nella memoria infantile di ciascuno. Beatrice Masini, in un'interessante intervista pubblica sul n. 186 (nov. 2010) della rivista francese "Nous voulons lire!", dice: " Sono diventata un'autrice per l'infanzia perché mi sono resa conto che la maggior parte delle storie che scrivevo - allora avevo ventanni - avevano come eroi dei bambini e dei ragazzi. Si trovano bambini e ragazzi anche nella letteratura per adulti, ma la differenza, credo, è il punto di vista: se tu assumi il punto di vista d'un bambino o d'un ragazzo e ti poni la questione di calibrare la scrittura sulla sua voce, sul suo sguardo sul mondo, allora scrivi per ragazzi". Apparentemente semplice. Schietto e vero, convince. E' in questa semplicità, ponderata e linguisticamente laboriosa, che si risolve quella maggior difficoltà espressa da Buzzati.
La riflessione sullo scrivere per i bambini, ma anche con i bambini, sul fare poesia con loro, sul fare loro scrivere - e qui oltre il mestiere, rientrano prepotenti anche le dimensioni, care agli scrittori, della creatività e dell'espressione - vive oggi un buon momento. Quasi in contemporanea stanno uscendo volumi e manuali che ci permetteranno di approfondire visioni e metodi. Ricordando sempre che fantasia, estro, talento e creatività da soli contano poco davvero, vanno piuttosto coltivati e accompagnati con una ricca biblioteca di letture, una solida cassetta degli attrezzi, qualche trucco del mestiere, una buona convinzione nei propri mezzi  e una fiducia spassionata nei lettori severi.

Laboratorio di scrittura a Spotorno

Si è concluso questa settimana un laboratorio di scrittura tenuto per la Biblioteca del Comune di Spotorno (SV) che ha coinvolto l'intera scuola secondaria di I grado della cittadina rivierasca: un mese intenso di lavoro, quasi 200 ragazzi felicemente impegnati nella creazione di un personaggio e di mille avventure. Se ne son scritte, lette e sentite delle belle!

Ada decide

in occasione del salone del Libro di Torino 2011 è uscito


ADA DECIDE
Pratiche di partecipazione per bambini e ragazzi

di Anselmo Roveda e Valentina Volontè
prefazione di Oscar Luigi Scalfaro
illustrazioni di Chiara Nocentini
collana "Nomos", Sinnos editore, Roma 2011

Ocattaccati, un albo illustrato

a primavera 2011 è uscito



OCATTACCATI

testo di Anselmo Roveda
illustrazioni di Chiara Dattola
Lineadaria editore, Biella 2011

O ratto inta formaggia e o gatto

a Natale 2011 è uscito



O RATTO INTA FORMAGGIA E O GATTO
Dodici favole genovesi
dall'Esopo Zeneize
di Martin Piaggio

a cura di Anselmo Roveda, 
introduzione di Walter Fochesato
illustrazioni di Fiammetta Capitelli
edizioni Il Golfo, collana "i libelluli", Genova 2011


Dal comunicato stampa:

Scimmie sagge, mosche presuntuose, bruchi che si trasformano in farfalle ingrate, volpi birbone, cavalli caduti in disgrazia, lupi attaccabrighe, cameriere distratte e fanciulli imprevidenti sono alcuni dei protagonisti delle favole sui vizi e le virtù dell’umanità che Martin Piaggio (Genova, 1774-1843) scrisse in genovese ricalcandole da modelli classici, raccolte e pubblicate nelle due edizioni (1822 e 1829) del suo "Esopo Zeneize". Oggi da quella raccolta vengono tratte queste dodici favole, proponendo per ognuna la traduzione italiana in prosa e illustrazioni al tratto. Un’occasione per riscoprire e godere la letteratura e la lingua genovese, per grandi e piccini.

La presente edizione, introdotta dallo studioso di illustrazione e letteratura per l’infanzia Walter Fochesato, è illustrata dall’artista ligure Fiammetta Capitelli e curata da Anselmo Roveda, giornalista, scrittore e studioso di tradizioni popolari che per le edizioni I LIBELLULI-IL GOLFO, fondate da Gualtiero Schiaffino e oggi dirette da Barbara Schiaffino, ha pubblicato, tra l’altro, "Pupun de pessa. Ninnananne e orazioni della buona notte nella tradizione ligure" (2005) e "Barban, bibòu e foé. Dizionario delle figure fantastiche della Liguria" (2010).

dopo la pausa

si riprende,
dopo una pausa,
una pausa fatta di vita