martedì 31 gennaio 2017

Joan Bodon



“Dei libri ricavati dalle tesi di laurea si doveva tacere la provenienza”, scriveva Antonio Faeti, per canzonare e poi sovvertire l’idea in uso tra accademici, in apertura della sua prefazione a un volume della collana “Memorandum” tratto proprio da una ricerca di fine studi (Claudia Reggiani, Il volo di un martin pescatore, Einaudi Ragazzi/EL, Trieste 1998). Le tesi sono, possono essere, gemme preziose proprio perché permettono di indagare anche oltre il contingente, l’acclamato, il riconosciuto, permettono di mettersi in ascolto di remote e chiare voci ben lontano dal chiasso delle prime file, consentono di spingersi in territori poco battuti, fino ai margini apparenti. Anche quando non sono ancora libri. La tesi «L'òme que èri ieu». Jean Boudou (1920-1975) e l'occitano come metafora di Vincenzo Perez, è una di queste gemme preziose. Permette di incontrare e ragionare intorno all’opera di Joan Bodon (all’anagrafe francese Jean Boudou), uno degli scrittori più interessanti e importanti della letteratura in occitano del XX secolo. Autore di fiabe, narrativa e poesia, scelse la lingua del territorio per raccontare l’universale attraverso il particolare, fatto non solo dalla peculiarità della propria lingua (tanto antica e nobile negli usi letterari, fin dai trovatori, quanto marginale e in regressione nei tempi nei quali operò Bodon) ma anche dei temi e delle forme praticate; anche qui, a partire dalla poesia e dal recupero dei racconti tramandati fino ai romanzi storici, sempre guardando al margine non come ripiegamento ma come apertura all’universale, spazio di congiunzione più che limite anche nelle fatiche del vivere, del trovare senso, del perdersi a vagabondare. Per chi come me vive tra più idiomi, scegliendo di fare letteratura non solo in italiano ma anche in una lingua discosta – nel mio caso il genovese – proprio perché intima e quindi disponibile all’universale, leggere una tesi su Bodon è una bella occasione. Ne sono venuto a conoscenza grazie al n. 163 (genoier 2017) di Novàs d’Occitània sul quale trovate anche le ragioni che hanno portato Vincenzo Perez a questa ricerca. La tesi invece è disponibile in linea su Occitanica - Mediatèca Enciclopedica Occitana all’indirizzo http://occitanica.eu/omeka/items/show/14386

venerdì 20 gennaio 2017

Rafael Pombo



è uscito l'albo bilingue spagnolo-italiano La pobre viejecita/La povera vecchietta, un testo del colombiano Rafael Pombo (1833-1912) illustrato da Enrico Macchiavello, per le edizioni Egnatia; il volume, ho avuto il piacere di curarne l'edizione, ospita questa mia breve nota:

Rafael Pombo (Bogotá, 1833-1912), è uno degli scrittori più importanti e amati della letteratura colombiana. Poeta e prosatore, è stato il principale esponente del romanticismo in Colombia e una delle più autorevoli figure della lirica romantica in lingua spagnola. Tuttavia nella storia letteraria del Sud America è maggiormente noto per il successo delle favole e dei racconti destinati all'infanzia, storie che hanno conservato intatta la loro freschezza e la cui popolarità arriva ai nostri giorni. Ancora oggi racconti come El gato bandido, La pobre viejecita o Simón el Bobito sono amatissimi - anche nelle loro successive e molteplici versioni musicate e animate - dai bambini latinoamericani. In Italia invece Pombo è pressoché inedito, il catalogo del Servizio Bibliotecario Nazionale del Ministero dei Beni e delle Attività culturali non riporta risultati nel nostro idioma.
Pombo si appassionò presto alla letteratura e fin da adolescente compose versi e fece traduzioni dal greco, dal latino e dalle lingue a lui contemporanee; traduzioni che continuò tutta la vita. Nel 1846 entrò nel Colegio Mayor de Nuestra Señora del Rosario dove fece studi umanistici; poi si graduò in matematica e ingegneria presso il Colegio Militar, ma non esercitò mai come ingegnere. Iniziò invece a scrivere, anche sotto pseudonimo, e a viaggiare curando gli affari di famiglia a Popayán. Un'importante svolta nella sua vita avvenne nel 1855 quando arrivò a New York come segretario della legazione colombiana. Rimase negli Stati Uniti, con alcune brevi interruzioni (compresa una missione diplomatica in Costa Rica), fino al 1872, anno nel quale tornò definitivamente in Colombia, dove morì quaranta anni dopo da poeta celebrato.
Nei diciassette anni negli Stati Uniti visse, oltre che a New York, anche a Washington e Filadelfia, città dove ebbe mansioni di console. Furono anni importanti, diedero alla sua opera respiro internazionale e gli permisero di entrare in contato con scrittori e intellettuali come Gabriel García Tassara, Ralph Waldo Emerson, Henry Wadsworth Longfellow e William Cullen Bryant.
Pombo perse l'incarico di rappresentanza nel febbraio del 1862 quando l'ambasciatore Pedro Alcántara Herrán fu destituito, ma ormai era ben radicato negli ambienti nordamericani e decise di restare a New York dove lavorò alle sue opere e a testi scolastici. Iniziò a scrivere, tradurre e adattare testi per l'infanzia per conto dell'editore Appleton. I testi affidati a Pombo attingevano dal repertorio tradizionale anglosassone delle nursery rhymes e delle Mother Goose rhymes, collezioni anonime circolanti da secoli e solo successivamente sistematizzate da vari autori. Nelle iniziali intenzioni dell'editore quelle di Pombo dovevano quindi essere, con tutta probabilità, delle semplici traduzioni in spagnolo, ma quei testi surreali e sonori divennero nelle mani del poeta un gioco di riscrittura e invenzione. Nel 1867 uscirono Cuentos pintados e nel 1869 Cuentos morales para niño formales. Fu l'inizio di una fortuna perdurante. I testi di Pombo, infatti, sono fantasiosi e originali, anche quando non è difficile rintracciare i modelli inglesi di partenza: è il caso di Simple Simon che diventa Simon el Bobito o di The Robber Kitten che si trasforma in El gato bandido. Anche la nostra La pobre viejecita (uscita nella raccolta del 1867) ha ascendenze in quelle rime; la figura della vecchia strampalata, infatti, richiama quelle cantilene, varissime, che nel folklore infantile anglosassone iniziano con «There was an old woman...» o simili incipit. Storielle di certo note anche a Charles Dickens che nel suo Tempi difficili (Hard Times, 1854) scrive: «In short, it was the moral of the old nursery fable: There was an old woman, and what do you think? She lived upon nothing but victuals and drink; Victuals and drink were the whole of her diet, And yet this old woman would NEVER be quiet. Is it possible, I wonder, that there was any analogy between the case of the Coketown population and the case of the little Gradgrinds?» (In breve era la morale della vecchia filastrocca: C'era una vecchietta: sapete cosa faceva? Da mangiar e da bere in tavola metteva; Mangiare e bere erano tutta la sua dieta, Eppur la vecchietta non se ne stava mai quieta. Che ci sia qualche analogia, mi chiedo, fra il caso della popolazione di Coketown e il caso dei piccoli Gradgrind?).

Rafael Pombo

L'editore, piccolo coraggioso e indipendente, ha distribuzione diretta, potete ordinare il volume nelle librerie o online.