giovedì 23 luglio 2015

Genova e il Museo Luzzati


Genova, a volte,
tersa e fosca,
operaia e aristocratica,
di lotta e di assenza,
di fracassi e di silenzi,
dolorosa e necessaria.


Così della mia città scrivevo sul finire della scorsa primavera. Genova è per me, da tempo, casa. Rifugio. Partenza e arrivo di un peregrinare continuo, dopo anni stanziali. Ho imparato ad amarla stando nel lontano relativo del viaggio. Un amore a elastico, privilegiato come ogni amore a elastico. Ne conosco le magagne, che detesto e a cui non mi affeziono. Ne so a fondo il brutto e una certa staticità impermeabile, l'autoreferenzialità figlia del timore più che della presunzione. Me ne cruccio solo con chi già la ama del mio stesso sentimento. Con gli altri no. Neppure qui. Perché le magagne valgono meno del resto, della Genova ripida a sbalzo sull'apertura del mare, orizzonte di passaggi. Così penso, così mi piace pensare. Certe volte però l'assenza e i silenzi la fanno fosca punto, solo fosca. Senza poesia sufficiente. Il rischio, concretissimo, che la città perda il Museo Luzzati è una di quelle occasioni. Chi era Luzzati, cos'è il Museo e cosa il patrimonio/matrimonio dei due - l'opera dell'artista e l'illustrazione tutta -  rappresenti (potrebbe e dovrebbe rappresentare) per il presente e per il futuro di una città a vocazione turistica e culturale lo sapete o lo potrete scoprire senza difficoltà (anche qui). Qual è la situazione attuale, il rischio chiusura, potete leggerlo qui. Cosa potete fare? Procuravi la maglietta #savethemuseum (qui) o fare una donazione contattando il museo (qui).

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