Qualche mese fa è uscito il mio L’ululato del lupo (Coccolebooks, 20016), una narrativa per giovani lettori nella quale si continuano le avventure del gruppo di bambine e bambini del quartiere Santa Brigida già protagonista de L’ombra del lupo (Coccolebooks, 2012). In entrambi i libri è chiara una cosa: sto dalla parte del lupo. Perché è un animale che fa parte della storia e dell’immaginario dell’uomo, non solo come spauracchio ma anche come simbolo selvatico di forza cura e riservatezza e, certo, in necessità, pure ferocia. Superfluo poi raccontarne qui le implicazioni e le interpretazioni nella fiabistica, nel folklore e nella letteratura (a maggior ragione in quella per l’infanzia). Insomma, sono stato (e continuo a stare) dalla parte del lupo da sempre e per molte ragioni; una parte presa, inutile nasconderlo per ragioni che, stringi stringi, potremmo dire sentimentali. Nutrite di immaginario e cultura. Dalla lupa capitolina in qua. Una posizione, lo so, da cittadino, non animalista (e neppure anticaccia) ma pur sempre cresciuto negli anni delle sensibilità ecologiche. Una posizione, quella della tutela di una specie così importante e così fragile, che immaginavo unanimemente condivisa, anche da chi vive in contesti montani e rurali e da chi si dedica ad attività pastorali. Quasi così, perché, poi, quello che ritenevo un unanimemente ho scoperto essere solo un ampiamente. Tra il primo e il secondo libro, anche a fronte di oggettivi episodi di attacco a greggi (percentuali risibili, ma reali), sono riemerse antiche paure e cresciuti movimenti contro la presenza del lupo in montagna. Soprattutto in quelle zone dove il lupo era scomparso da molti decenni (Francia in primis). Così mi è capitato, proprio mentre il secondo libro andava in stampa, di trovarmi a Barcelonnette (Alpi di Alta Provenza) e di constatare, nella bella libreria del posto, il numero crescente delle pubblicazioni anti-lupo, pure in forma di pamphlet e di instant book. Mi sono interrogato. E documentato. Oltre a pagine fitte, memorie più o meno alte, materiali grigi, atti di convegni e plichi vari di carta, tra le tante cose lette - pro e contro o solo di studio senza che i ricercatori sposassero ideologicamente (o sentimentalmente, come me) una posizione - ho scovato un articolo di sintesi, pacato, che analizza la questione per quel che è. Ha un paio di anni ma resta attuale (mi confermano gli amici che si occupano con continuità del tema) ed è qui su "Le Monde".
Io continuo a stare dalla parte del lupo.
L'ululato del lupo
illustrazioni di Ilaria Guarducci
Coccolebooks, 2016
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