Qualche giorno fa un'amica, una viandante, una lettrice di queste parole scarne da blog
e - immagino - di quelle altre mie, più articolate e varie che vanno sulla carta,
mi ha scritto in un post a proposito dell'immagine che introduce la sezione (b)io del mio sito, immagine contrappuntata da un testo di Rilke (anche qui sopra). Insomma, mi dice:
"Mi chiedevo come mai mettere una frase di Rilke come presentazione di sè che dice che " Gli avvenimenti sono indicibili...". Non è una contraddizione se poi si è portatori e raccoglitori di parole? Ed è attraverso di esse che gli avvenimenti "viaggiano" e si tramandano? Vorrei capire.Grazie."
Portatore e raccoglitore di parole. E' vero. Mi piace, grazie.
Quella frase non è però presentazione di me, è avvertimento anteposto a una nota bio-bibliografica (da web, per giunta). Come a dire: il pubblico non copre, narra, comprende il privato. Che è di più, è altro, non necessariamente meglio, ma oltre.
Ma quella catena di parole, forse, ha a che fare pure con la tensione del mio scrivere vario.
Provo a ragionare ad alta voce, tasto per tasto.
Non gli avvenimenti sono indicibili ma "la maggior parte degli avvenimenti", almeno con la parola. Gli amici che narrano con le immagini sanno a cosa mi riferisco. Gli avvenimenti - anche la loro maggior parte - viaggiano e si tramandano in letteratura, sono d'accordo. Ma non sono letteratura, le parole restituiscono parte vera e profonda, ma unica di quegli avvenimenti. Anche nell'epica.
Insomma credo, lo ripeto spesso, che le parole possano trovare miglior senso tra i silenzi, così come le immagini lo trovano tra gli spazi, e ogni composizione in un bianco possibile.
Ogni storia che merita d'esser raccontata non colma vita, (del narrato, del narratore).
Magari poi è più semplice, magari resta nulla più che una contraddizione.
Del resto, non mi spiacciono neppure quelle.
3 commenti:
Grazie per aver risposto in modo così esauriente alla mia domanda.anna
"Credo che...le parole possano trovare miglior senso tra i silenzi..."Sì. lo credo anche io. Tra i silenzi del pensiero, tra quelli delle persone, davanti all'orizzonte del mare il mattino presto o sulla vetta di una montagna su cui sei appena giunto e vi è solo il suono del vento.
Se stabiliamo un patto, fra voi che scrivete e noi che leggiamo, per cui l'avvenimento é indicibile, incomunicabile e irracontabile, forse noi lettori null'altro chiediamo che una diversa interpretazione della realtà, la proposta di una mappa alternativa di questi spazi bianchi che tanto spaventano, dove il senso si perde e non c'é più legame con la realtà vostra o nostra che sia, incomunicabile e forse anche inutile: resta un'immagine che noi lettori andiamo cercando e voi andate scrivendo...
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