venerdì 15 novembre 2013

Questioni di coerenza


Qualche giorno fa, da questo blog [qui], me la prendevo con i “confusi nocivi” ovvero con la varia e talvolta inattesa serie di professionisti della filiera del libro e di volontari (o quasi) volenterosi promotori del libro e della lettura – con riferimento alla letteratura per l’infanzia in primis - che, a  dirla scherzosa, si nutrono di cibi bio km 0, indossano fibre naturali prodotte in circuiti equosolidali, si muovono in bicicletta, declamano alti discorsi ma che poi non fanno una piega di fronte alle filiere produttive e distributive dei loro amati libri. A dirla seria: anche i libri sono un prodotto, culturale certo, ma pur sempre prodotto e quindi tirano in ballo ciò che con la produzione è connesso: diritti del lavoro (d’autore compreso), sostenibilità economica dei territori e delle filiere, tutela dell’ambiente. Etc. Lo dicevo solo per invitare a coerenza. Poi ciascuno scelga, col giusto grado di consapevolezza e assunzione di responsabilità.
A margine c’era poi un discorso su autoproduzione e selfpublishing (prometto un prossimo approfondimento su semantica, politica e contemporaneità in editoria). Fin qui sull’editoria tradizionale, e su quella tutta fisica per bambini e ragazzi a maggior ragione. I discorsi sull’editoria in generale e digitale in particolare sono più complessi e scivolosi. Li ho affrontati sulla carta in altre occasioni.
Bene, oggi vi consiglio una lettura. Giusto perché sia chiaro che le riflessioni critiche sulla produzione di contenuti narrativi oggi sono complesse e esigono sguardi diversi, e le posizioni non possono essere definitive, assolute e tantomeno antitecnologiche. Si tratta di un post di Alessandro Girola; un autore, autopubblicato e autodistribuito, di ebook che del salto della filiera ha fatto scelta motivata, sensata e consapevole. L’ha fatto, immagino per una questione di accessibilità ad un pubblico più vasto e di semplicità della gestione dell’immissione e gestione dei contenuti, attraverso Amazon. Ora Amazon può piacere o meno, esistono alternative più vicine al sentire di altre sensibilità. Così come esistono modi diversi di fare autopubblicazione, più vicini all’idea di raggiungere direttamente lettori smarcandosi in modo netto da filiere commerciali. Questione di gusti e di coerenza, come sempre. Resta il fatto che nel link che vi consiglio [qui] la coerenza e la consapevolezza ci sono, condivisibili o meno. E fanno riflettere sulla possibilità di fare narrativa, quella in particolare, in altri modi. A me è piaciuto per schietta trasparente e genuina linearità. Mi garba la coerenza.

Nessun commento: