illustrazione di Gianni De Conno per "Nino e la mafia" (Coccolebooks, 2017) |
Nel silenzio di una notte catalana, sul balcone di un cortile interno di Carrer de Girona, ho riacceso nel buio il telefono. Da un paio di settimane, complice il viaggio e prima la sosta in una valle ligure discosta e senza copertura di rete, non accadeva. Avevo scelto il silenzio. La luce azzurra del device, le notifiche come lampi, hanno portato la notizia della scomparsa di Gianni De Conno. Ho riscelto il silenzio. Per un po'. L'affastellarsi dei lutti, di mondi e prossimità diverse, è condizione del progredire nelle stagioni della vita; il raro che si fa consueto. Consuetudine che non consola, alla quale non ci si fa domi. Gianni De Conno è un maestro dell'illustrazione (ché degli artisti bisogna parlare al presente; l'opera è qui, ancora, sempre, nuova a occhi nuovi e a sguardi rinnovati). Ho avuto la fortuna di lavorare con lui a un libro pubblicato nel 2011 che per dolorosa coincidenza non accompagnerà nella sua nuova e mutata edizione, andata in stampa durante l'estate. In quelle illustrazioni ci sono l'ombra e la piena luce, a raccontare con pertinenza e sintesi quel che provo a dire a parole in quella storia. Grazie a quel lavoro ho però potuto conoscere oltre l'opera la persona; ho avuto la fortuna di partecipare, nei saluti e nelle chiacchiere a margine degli appuntamenti professionali, di quello che molti, più vicini, sanno bene. Una misura intensa e rara, garbata e franca. Ciao Gianni.
lì tra figure, tagli di luce e ombre
lì senza tempo ci ritroveremo
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